Dove eravate il pomeriggio dell’11 Settembre 2001 e cosa stavate facendo quando avete ricevuto la notizia dell’attento alle Torri Gemelle e al Pentagono?
Cosa ricordate di quel momento?
E sapreste rispondere alle stesse domande se vi fosse chiesto di ricordare qualcosa del giorno prima o dopo l’11?
Probabilmente la maggior parte delle persone ha un ricordo vivido di quello che stava facendo l’11 Settembre 2001 quando ha appreso la notizia dell’attentato terroristico.
E’ comune che un evento dal grande carico emotivo, specialmente quando coinvolge tutta la popolazione o comunque più persone, rimanga come “impresso” nella memoria.
Negli anni ’70 Brown e Kulik definirono questi ricordi “flashbulb memories” (istantanee fotografiche) prendendo spunto dal campo della fotografia; infatti flashbulb è il nome che viene utilizzato per indicare l’apparecchio o la lampada che fa scattare il flash, immortalando la scena. Questi ricordi flash sono rievocazioni dettagliate e particolarmente vivide del contesto in cui una persona apprende per la prima volta una notizia sorprendente ed emotivamente saliente (Finkenauer et al, 1998).
Nello specifico, di solito viene ricordato: quando è stata appresa la notizia, dove si era in quel preciso momento e con chi, cosa si stava facendo e qual è stata la reazione.
In un famoso esperimento Brown e Kulik chiesero a 80 persone cosa ricordassero dell’assassinio del presidente Kennedy; tutti i soggetti tranne uno furono in grado di fornire un gran numero di dettagli sul contesto in cui avevano appreso la notizia, dichiarando che quel momento si era come stampato in maniera indelebile nella loro memoria.
Questo portò a far ipotizzare gli studiosi della presenza di uno specifico meccanismo mnesico detto “Now Print”, che in seguito ad una forte attivazione ”stamperebbe” nella memoria un incredibile numero di dettagli relativi alle circostanze dell’evento.
Sarebbe quindi il peso dell’evento a determinare l’innesco del meccanismo che fa scattare il flash.
Ma né la vividezza né il livello di certezza che una persona dichiara di avere del proprio ricordo vanno confuse con la reale accuratezza dello stesso; ad oggi il concetto stesso di “flashbulb memories” è stato messo in dubbio o quanto meno meglio indagato.
Neisser e Harsch (1992) sottoposero un questionario a studenti di college per verificare il loro ricordo dell’esplosione della navicella spaziale Challenger; il questionario fu compilato la mattina dopo l’evento, mentre nella ricerca sul ricordo dell’assassinio di Kennedy i soggetti furono intervistati diversi anni dopo. Gli studenti accettarono di compilare il questionario nuovamente dopo circa 2-3 anni (32 e 38 mesi dopo).
I risultati mostrarono in modo inequivocabile come i flashbulb memories fossero estremamente labili e soggetti ad oblio; tuttavia la fiducia (molto alta) che i soggetti mostravano di avere dei propri ricordi non era correlata con l’accuratezza. Infatti dopo 32 mesi, dei 220 attributi/dettagli presenti nella rievocazione della mattina successiva all’esplosione, il 42% era completamente sbagliato, il 27% parzialmente erroneo e solo il 31% era sostanzialmente corretto.
Cosa possiamo concludere alla luce di tutto questo?
I flashbulb memories, benchè lontani dall’essere simili a fotografie, sembrano essere ricordi persistenti e con un grado di accuratezza sopra la norma; le variabili fondamentali sembrano essere il significato che l’evento riveste a livello personale e il grado di coinvolgimento in prima persona, oltre alle numerose rievocazioni a cui l’evento va incontro nei giorni, mesi e anni successivi.
Ci sarebbe da chiedersi come mai certi eventi siano rievocati con un grado così elevato di sicurezza e siano tuttavia errati; la risposta sta in parte nel fatto che tendiamo a dimenticare o a confondere l’origine di un ricordo a distanza di periodi molto lunghi. Secondo Neisser ed Harsch questi sarebbero errori di suddivisione temporale dovuti ad un naturale fenomeno di amnesia dell’origine o della fonte . Non dimentichiamoci inoltre che le emozioni che pervadono la nostra esistenza sono in grado di influenzare ricordi ed oblio (vedi anche, i Falsi Ricordi).
Dott. Luca Marini