“Jimmie G. fu ammesso nella nostra casa di cura per anziani vicino a New York all’inizio del 1975 (..). Quando rievocava e riviveva il passato, si animava; sembrava piuttosto parlare del presente, e fui molto colpito dall’uso dei tempi nel suo racconto: se per gli anni di scuola aveva usato il passato, per quelli trascorsi in marina usava il presente, (..) il vero presente dell’esperienza immediata.”
Fui colto da un improvviso, improbabile sospetto. “In che anno siamo, signor G.?” chiesi, nascondendo la mia perplessità dietro un tono indifferente.
“Come sarebbe? Nel ‘45” E continuò: “Abbiamo vinto la guerra, Roosvelt è morto, ora c’è Truman. Si preparano tempi splendidi.”
“E lei, Jimmie, quanti anni ha?”
Ebbe un momento di strana incertezza ed esitò a rispondere, come se fosse impegnato in un calcolo. “Beh, ecco, diciannove. Farò i venti il prossimo compleanno”.
Guardando l’uomo dai capelli grigi che mi stava davanti, ebbi un impulso che non mi sono mai perdonato; fu il colmo della crudeltà, o lo sarebbe stato se Jimmie fosse stato in grado di ricordarsene.
“Ecco” dissi, e gli misi davanti uno specchio, “guardi qui e mi dica che cosa vede. (..)”
Jimmie sbiancò di colpo e si afferrò alla sedia.
“Cristo” sussurrò “che cosa vuol dire questo? Che cosa mi succede? E’ un incubo? Sono pazzo? E’ uno scherzo?”. Era sconvolto, terrorizzato.
“Va tutto bene, Jimmie” cercai di tranquillizzarlo “E’ solo un errore. Non c’è motivo di preoccuparsi.”
(L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Oliver Sacks)
Le confabulazioni sono produzioni di false memorie in pazienti con danno cerebrale:
i pazienti confabulanti riportano memorie per eventi mai esistiti e possono agire in conformità alle loro false credenze.
A differenza dei pazienti amnesici non confabulanti, i confabulanti sono incredibilmente sicuri della veridicità delle loro false memorie, e ne hanno un’esperienza soggettiva paragonabile a quella dei soggetti normali con i loro ricordi.
Le confabulazioni possono insorgere spontaneamente in seguito ad un danno cerebrale solitamente a livello della corteccia prefrontale, in particolare nell’area orbitofrontale e ventromediale.
Sono state fatte varie ipotesi sul perché i pazienti producano confabulazioni, ma non si è giunti a una risposta univoca; in alcuni casi potrebbero riempire dei vuoti nella memoria, oppure potrebbero sopraggiungere per un deficit nell’organizzazione temporale degli eventi, o agire come risposta ad un disturbo nel recupero dell’informazione dalla memoria.
Nella realtà le confabulazioni sono difficili da gestire, soprattutto perché il paziente “sente” di ricordare quello specifico evento, ed è difficile dissuaderlo da ciò; questo ha un impatto drammatico nella vita del paziente e del caregiver (chi gli presta le cure).
Cosa fare a riguardo? Non sembra raccomandabile contrastare le confabulazioni e cercare di convincere il paziente che quello che sta dicendo sia falso, anche perché una costante negazione dei “ricordi” può causare frustrazione e depressione. Meglio cercare di far filtrare la verità portando a supporto fatti (come ad esempio, in pazienti con la convinzione di star sempre lavorando in ufficio, far notare di essere a casa per malattia o in riabilitazione).
Sembra più opportuno procedere nel ridurre le confabulazioni spingendo i pazienti a monitorare i propri comportamenti “oggettivamente” dall’esterno, come ad esempio vedendo registrazioni video di sé stessi mentre compiono particolari azioni o dicono qualcosa che poi dopo viene smentito, oppure a spingerli attraverso l’uso del pensiero controfattuale a cercare alternative a quella che pensano essere la realtà.
Altra strategia utile sembra essere quella dell’errorless learning, una condizione di apprendimento che limita la possibilità di produrre errori (e di conseguenza risposte confabulatorie), sfruttando le capacità della memoria implicita, solitamente preservata nei pazienti amnesici. Anche training volti al ripristino/miglioramento delle capacità attentive di base sono utili, in quanto è stato dimostrato che i pazienti confabulanti sono suscettibili alla diminuzione di risorse attentive durante la codifica di nuovo materiale.
Sicuramente non bisogna sottovalutare la presenza di confabulazioni e bisogna essere cauti nell’affrontarle; con un riabilitatore esperto possono infatti essere arginate e comprese, perché non va dimenticato che spesso il contenuto delle confabulazioni svela i bisogni del paziente e può essere usato come finestra sulla sua vita mentale.
Dott. Luca Marini